Pietra Elettrica


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Se è vero che l'età della pietra non è finita perché avevano finito le pietre, allora è possibile immaginare una civiltà progredita che abbia continuato ad usare pietra pur avendo acquisito la capacità di sfruttare l'energia elettrica. E quindi lavatrici elettriche di pietra, veicoli elettrici di pietra, aspirapolvere, asciugacapelli e così via; d'altronde 'primitivo' significa più vicino all'origine, non inferiore.

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Vissuto o non vissuto, le persone sempre hanno nostalgia del passato.

Solo che, una volta c'era un passato raccontato, tramandato; il passato dei genitori e dei nonni diveniva parte del passato dei figli.

Una stessa icona attraversava i secoli passando da generazione a generazione.

Oggi c'è un passato personale, che anche se raccontato non interessa nessuno, perché ognuno ha il suo: un passato limitato al vissuto individuale, un passato che nasce e muore insieme a chi lo ha vissuto e che crea icone temporanee e transitorie.

Le mie icone?

Oggetti di uso quotidiano, per esempio, una volta utili ma mai protagonisti; oggi viventi ancora nel mio ricordo con cosi tanta forza da costringere della pietra a prenderne la forma e farne simulacri.

 

per sempre non più utili

 

per sempre non più quotidiani

 

per sempre piccoli protagonisti

Il Progetto si è manifestato nella mostra: Pietra elettrica
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La Sala Rosa dell’Università degli Studi di Siena ospita dal 13 ottobre al 14 novembre 2012 la mostra intitolata“Pietra elettrica” dell’artista giapponese Hanako Kumazawa.
Come si legge nel testo critico di Piergiacomo Petrioli che accompagna l’esposizione, “i soggetti scelti dall'artista sono oggetti comuni che divengono opere d’arte”.

Dieci piccole sculture di elettrodomestici prendono vita sugli altari barocchi della chiesa, perdendo nel loro farsi scultura, la propria funzione ordinaria.
Le opere di Kumazawa possiedono un fascino particolare, che risiede nella metamorfosi della pietra serena e del travertino in forme concrete, che possiedono un fascino poetico, quasi fanciullesco.

Un viaggio curioso all’interno del mondo della scultura, che viene riproposto in chiave giocosa, ma allo stesso tempo realistica, dimostrando ancora una volta l’alto valore della sapienza artigiana.

 

I “Tempi moderni” di Hanako Kumazawa
Solo lo sguardo ingenuo ed indagatore, ironico e fantasioso al contempo d'un bambino o d'un artista poteva trasformare abusati oggetti d'uso quotidiano in opere uniche, dando loro una originalità e dignità d'arte. Dalla plastica al marmo, dal metallo cromato alla naturale bellezza del travertino. Hanako Kumazawa ha trasformato banali elettrodomestici del nostro pedante vivere, quali lavatrici, televisioni, asciugacapelli, frigoriferi, telefoni, radio, automobili in dieci piccole sculture.

Nella presente mostra, presso la Sala Rosa, stanno, come minime note, pervase di humour, su pomposi altari barocchi di stucco e dipinti. Il contrasto tra sacro e profano, tra arte magniloquente e retorica e minima semplicità non potrebbe essere più marcato. I soggetti scelti dall'artista giapponese residente a Rapolano, Hanako Kumazawa sono oggetti comuni che divengono arte. Perdono, nel loro farsi sculture, la funzione ordinaria, per divenire speciali, uniche, forme scolpite nella pietra, ed in tal modo nuovamente visibili, in una prospettiva che non è utilitaristica, commerciale, consumistica, bensì semplicemente estetica. Paiono quasi giocattoli di una casa di bambola in marmo e travertino. Palese è l'ironia che sottende tale processo creativo. Un gioco decontestuallizante degli oggetti, che si trasformano in soggetti plastici. Ma è una ironia che ha il sapore di una poesia zen, ed in questo la scultrice rivela le sue origini; le sculture sono leggibili come piccoli haiku tridimensionali, che manifestano una bellezza celata nella vita d'ogni giorno, persino in quei gozzaniani ed anonimi “piccoli oggetti di pessimo gusto” che passano, invisibili, sotto i nostri occhi.

L'artista mostra una voglia di scovare nella banalità del quotidiano il sottile filo rosso dell'arte; ovvero una fanciullesca (in senso pascoliano) e lirica curiosità di osservare il mondo di tutti i giorni con l'occhio ingenuo dell'arte, per trovarvi, come piccoli tesori sotto la sabbia, la poesia nelle piccole cose. Le opere di Kumazawa possiedono un fascino particolare, che risiede proprio in tale processo metamorfico di cose in arte, di comune ed ordinario in incanto poetico.

Piergiacomo Petrioli


Le opere del progetto Pietra Elettrica
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